Parrocchia San Sebastiano Martire

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LA STORIA

Quando venne distrutta l’antica Villa Matutiæ (nome di San Remo all’epoca dell’Impero Romano) dai Saraceni a metà del IX secolo circa, alcuni abitanti si rifugiarono sui monti circostanti per una sede più sicura e tranquilla. Uno di questi era quello di Poggio Pino (sovrastante Capo Nero). Dopo la distruzione di questo antico paese nel 1316, le famiglie si dispersero per il colle sopra la Valle di Rodi dove fabbricarono una cappella nel 1319, intitolandola a San Sebastiano, proprio nel luogo che segna la sommità e che domina la vallata. La chiesa all’inizio della sua fondazione era una semplice cappella: la struttura era orientata diversamente da quella attuale; la facciata principale si ergeva a Ovest e la navata centrale proseguiva in senso longitudinale terminando con l’altare maggiore situato sul lato destro della chiesa d’oggi, mentre l’entrata era laterale probabilmente per una migliore difesa ed il campanile si innalzava nel punto dove oggi è presente il battistero. La popolazione della Colla, che comprendeva sia quella di Coldirodi che quella di Ospedaletti sua frazione, man mano aumentava, e il vescovo di Albenga Mons. Giorgio Fieschi considerando la continua richiesta dei fedeli e la lunga distanza dalla parrocchia di San Siro, la scorporò nel 1449 dalla parrocchia originaria Matuziana (da cui era dipendente allo stesso modo come il paese alla città di San Remo), e la eresse in Parrocchia con titolo di Rettoria. Il vescovo Mons. Leonardo Marchese la consacrò il 20 agosto 1505. Negli anni a venire gli abitanti aumentavano e l’antico edificio, già un po’ ingrandito, divenne incapace a contenerli; perciò il 26 giugno 1616 fu posta la prima pietra della nuova chiesa che venne ricostruita ed ampliata notevolmente, dandogli l’aspetto attuale: i lavori furono portati avanti grazie al popolo che la fabbricò con offerte e manodopera.

Terminata, venne benedetta definitivamente il 6 Gennaio 1628. Il Rettore Don Angelo Giovanni Maria Littardi la ornò a proprie spese con un altare maggiore di marmo oggi posto nella terza cappella a sinistra dedicata alla Madonna del Rosario.

Furono tanti i sacrifici della popolazione in questa circostanza: essa non solo dovette sostenere la spesa della costruzione della chiesa e della canonica, ma dovette anche cedere alcune case private che fu necessario demolire per far luogo alla costruzione. Nel 1758 furono demoliti degli edifici dietro la chiesa per la costruzione dell’abside che poi nel 1761 avrebbe ospitato il presbiterio ed il coro.

Negli anni successivi il Comune della Colla (Coldirodi) contribuì ad arricchire la parrocchia di sacri arredi: comperò un nuovo organo che venne collocato sulla cantoria all’entrata della chiesa, sostenne la costruzione di un nuovo altare maggiore di marmo (presente tutt’oggi), finanziò la stuccatura e doratura della cappella di Sant’Ignazio patrono del comune e nel 1784 partecipò all’acquisto della statua della Madonna del Rosario attribuita ad Anton Maria Maragliano scultore genovese (autore di una stessa statua con la medesima intitolazione che si trova nella Concattedrale di San Siro a Sanremo). In questa chiesa si venera l’antica statua del patrono San Sebastiano: di legno intagliato nella parte posteriore e fasciata di lamine d’argento in quella anteriore; risalente al Cinquecento, fu un generoso dono da parte di un sacerdote originario di Coldirodi.

Nel 1858 grazie ad alcuni benefattori la chiesa fu ornata di bei stucchi, lavoro in perfetto stile toscano, eseguito dallo stuccatore Andrea Adami e il parroco don Giambattista Semeria nel 1879 la decorò di antiche panche e del pavimento in marmo in stile scacchiera che si vede tuttora.

Con tutto ciò la parrocchia è stata abbellita e arricchita in tutte le 6 cappelle laterali di magnifici altari marmorei, di stucchi e di quadri pregevolissimi, dedicate ognuna ad una confraternita. Entrando in chiesa troviamo subito alla sinistra la prima cappella dedicata alle Anime Purganti con la statua di San Vincenzo de Paoli, affianco si trova l’altare delle Sacre Reliquie. Il ricco altare regalato da Monsignor Stefano Rossi, che fu un prelato domestico pontificio, che attrae una croce di tartaruga maestrevolmente lavorata ed attorniata da un paradiso di fregi e rabeschi in cui sono contenute reliquie di Santi e Pontefici Martiri che erano di speciale devozione da parte di Papa Pio VI e sempre lo stesso sacerdote donò le balaustre dell’altar maggiore di pregevole marmo di Carrara.

Antica foto di fine ‘800 ritraente la chiesa parrocchiale con il campanile che presenta una diversa collocazione dell’orologio.

La terza cappella infondo a sinistra è dedicata alla Madonna del Rosario con la statua del Maragliano.
La prima cappella sulla destra vicino all’entrata è in memoria della congregazione delle Figlie di Maria con la statua della Madonna della Purità e sopra all’altare si vede lo stemma araldico dell’Ex Comune di Colla, questa infatti era in origine la cappella della Municipalità dedicata a Sant’Ignazio.

Affianco si trova l’altare della Madonna del Buon Consiglio con la statua di San Luigi che in origine era posta nel vecchio oratorio in Via Costa.
La terza cappella infondo a destra e una delle più antiche dove si trova la statua e l’altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù.

Nel 1772 arrivò da Roma il corpo di San Fortunato, un protomartire ucciso probabilmente per aver professato il cristianesimo all’epoca dell’Impero Romano. Il corpo del santo fu estratto dalle catacombe di Roma, approdò con le navi ad Ospedaletti e fu collocato nel Santuario di San Bernardo (oggi della Madonna Pellegrina) e poi da questo traslato con solenne processione nella chiesa parrocchiale in cui gli archivi ci mettono a conoscenza di un miracolo avvenuto proprio in quella circostanza:

“Vi era in Coldirodi un certo Antonio Rolleri, di circa vent’anni, malato da entrambe le gambe e curvo, non si poteva reggere in piedi e quindi il giorno della traslazione di San Fortunato era stato portato in chiesa per assistere alla funzione solenne. La madre gli aveva suggerito di pregare il detto Santo ed egli lo fece. Quando la messa terminò, uno dei suoi fratelli andò a prenderlo per riportarlo a casa ma il giovane rifiutò l’aiuto e si alzò in piedi da solo testimoniando la guarigione donatagli dal Martire.”

Un’altra Martire venne ad illustrare e proteggere questa popolazione: Santa Marziana. Non si hanno notizie ufficiali delle origini di questa, molto probabilmente anche lei nativa di Roma e giovanissima martire per il caratteristico corpo piccolo. Nella mattina del giorno festivo 26 Ottobre 1884 venne traslata dall’Oratorio di San Luigi (oggi non più esistente, si trovava nella piazzetta dietro le Scuole nella Via Costa) nella chiesa parrocchiale con solenne processione e la partecipazione dell’intera popolazione ed esposta al pubblico culto.

Entrambi i corpi santi sono esposti in due nicchie, una rispettivamente di fronte all’altra poste a fianco all’altare maggiore.

La chiesa parrocchiale venne definitivamente completata il 6 Gennaio 1628, costruita in classico stile Barocco e decorata con i colori caratteristici della nostra Liguria.


Gli affreschi della navata centrale rappresentano gli ultimi istanti della vita di San Sebastiano e di Gesù Cristo e sono opera del pittore Vittorio Arneri datati al 1914.

Nel presbiterio, sopra al coro ligneo intagliato a mano, si possono ammirare tre affreschi del pittore Adalberto Migliorati, commissionati nel 1925 da don Vincenzo Carassale sotto consiglio di Padre Giovanni Semeria Barnabita; nel terzo dipinto a destra si può notare un uomo con un calice in mano: tradizione vuole che quell’uomo raffiguri lo stesso sacerdote Carassale.

La parrocchia è dotata anche di un pregevole organo, costruito da Natale Marelli di Milano e posto nella cantoria lignea sopra l’ingresso principale all’interno di una cassa inserita in un’altra preesistente risalente al Settecento, dipinta, decorata e munita di portelle.

Si possono ammirare in questa chiesa, al centro del pavimento, due aperture quadrate che portano agli ambienti sanificati riconducibili come le vecchie catacombe della parrocchia e i resti delle antiche fondamenta della primitiva chiesa Coldirodese.

Oggi la parrocchia vive un’intensa realtà religiosa, i suoi fedeli sono legati sia alle tradizioni del paese e sia alla vita sacra con una giovane comunità che è presente per l’organizzazione, l’aiuto e il mantenimento della collettività coordinata dal suo parroco don Filippo.